Sono 109, in totale, le proposte arrivate per il bando “Prospettive” del Fondo per la Repubblica Digitale, che l’obiettivo di accrescere le competenze digitali di persone disoccupate e inattive, di età compresa fra i 34 e i 50 anni, per offrire loro migliori opportunità e condizioni di inserimento e permanenza nel mondo del lavoro.
Il Fondo, attraverso la valutazione d’impatto dei progetti, selezionerà da qui al 2026 le proposte più efficaci per ampliarne l’azione sul territorio nazionale e raggiungere più persone, per poi individuare delle buone pratiche da proporre al Governo centrale come policy.
Le parole del Sottosegretario e dei Presidenti
Per Alessio Butti, Sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica: «Non riusciremo a realizzare nessuna transizione digitale se non saremo capaci di coinvolgere e valorizzare tutto il capitale umano. Non esiste rivoluzione digitale senza le persone. I dati dell’indice DESI ci raccontano un Paese che sul fronte delle competenze deve continuare a crescere. Per questo il Dipartimento per la trasformazione digitale sostiene questa importante iniziativa che mira proprio ad accrescere inclusione e formazione delle categorie più fragili».
Per Daria Perrotta, Presidente del Comitato di Indirizzo strategico del Fondo per la Repubblica Digitale: «Accrescere e aggiornare le competenze digitali rappresenta sia l’occasione per consentire nuovi ingressi nel mondo del lavoro, sia per sostenere i lavoratori dei settori più interessati dalle trasformazioni digitali».
Per Giovanni Fosti, Presidente del Fondo Repubblica Digitale – Impresa sociale: «Investire sul capitale umano per sperimentare, in maniera innovativa rispetto al passato, policy di intervento in favore delle fasce più fragili, significa impegnarsi per il futuro di tutta la società italiana. Crediamo sia importante sostenere il miglior accesso possibile al lavoro per tutti: giovani, donne, lavoratori a rischio. Ringrazio le Fondazioni di origine bancaria che sostengono questo importante progetto nazionale: essere uniti in questo obiettivo significa lavorare affinché la transizione digitale non diventi un’ulteriore forma di esclusione per il futuro del nostro Paese».
Il contesto
Rispetto ai Paesi Ue, l’Italia riporta il più alto tasso di inattività (34,6%): alla fine del 2022, più di un terzo della popolazione italiana di età compresa tra i 15 e i 64 anni risultava non occupata o in cerca di occupazione, contro il valore medio Ue pari al 23,6%.
Inoltre, secondo i dati OCSE, il tasso di disoccupazione del nostro Paese è del 7,9%, superiore di quasi due punti percentuali rispetto alla media europea (6,1%). Le persone tra i 34 e i 50 anni risultano essere quelle maggiormente colpite dal fenomeno e tra loro si concentra la quota più alta di disoccupati di lunga durata, cioè coloro che cercano e non trovano un lavoro da più di un anno.
Saranno più 2 milioni i lavoratori a cui verranno richieste competenze digitali in Italia entro il 2027 secondo il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e ANPAL e, secondo uno studio di Deloitte in collaborazione con SWG, quasi un’azienda su quattro non trova i profili professionali STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) di cui ha bisogno.
La liquidazione del contributo è basata sul principio pay for performance, in base al quale i diversi pagamenti saranno effettuati alla verifica dei risultati ottenuti, con un focus particolare sulla creazione di nuova occupazione.