Giovanni Fosti, Presidente del Fondo Repubblica Digitale – Impresa Sociale, già Presidente di Fondazione Cariplo, racconta per la prima volta gli obiettivi e l’innovazione del nuovo Fondo.
Fosti ha ricoperto il ruolo di presidente della Fondazione Social Venture – Giordano dell’Amore, importante asse strategico e operativo nell’ambito del programma Social Innovation che Fondazione Cariplo ha avviato nel novembre del 2017 ed è Associate Professor of Practice di Government, Health and Not for Profit in SDA Bocconi School of Management. Inoltre, all’Università Bocconi è Professore a contratto di “Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche”. E’ Direttore Scientifico dell’Osservatorio sulla Long Term Care (OLTC) del Cergas – Sda Bocconi. Si occupa e si è occupato anche di ricerche su tematiche come l’innovazione sociale, la programmazione e il cambiamento nei sistemi di welfare locali.
Cos’è il Fondo per la Repubblica Digitale? Qual è il suo obiettivo?
Il Fondo per la Repubblica Digitale è una innovativa partnership tra il pubblico (Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Ministro dell’economia e delle finanze) e il privato sociale (Acri, l’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio) per far sì che sempre più italiani possano accrescere le proprie competenze digitali sia di base che avanzate, per concretizzare la transizione digitale del Paese.
Impegnarsi per superare il digital divide, per far sì che più ragazzi, persone, lavoratori, famiglie abbiano accesso al digitale significa dare l’opportunità di sviluppare conoscenza, di costruire alleanze e lavorare insieme in un modo nuovo – pubblico, privato, terzo settore, operatori – per mantenere, costruire e ricostruire quelle trame di comunità che ci assicurano una maggiore coesione e fanno sì che nessuno rimanga indietro. È una forma di contrasto all’esclusione digitale, uno strumento per realizzare una società più giusta, ed è allo stesso tempo una leva per lo sviluppo di competenze necessarie per il futuro del paese.
Il Fondo per la Repubblica Digitale dovrà lavorare fino al 2026 per contribuire al cambiamento della cultura (digitale, ma non solo) del Paese.
Quali risorse sono previste e per quanto tempo? Qual è il significato della partnership tra pubblico e privato?
Questo nuovo Fondo dalla natura innovativa è nato nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Fondo Nazionale Complementare (FNC).
In via sperimentale per cinque anni (fino al 2026) il Fondo prevede un totale di circa 350 milioni di euro, composti da risorse pubbliche e risorse private. Infatti, il fondo sarà alimentato da versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria, e il Governo contribuirà riconoscendo alle Fondazioni un credito di imposta sui versamenti effettuati.
La sua natura innovativa è rappresentata dalla partnership tra pubblico e privato sociale, che si ispira alla fortunata esperienza del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, anch’esso promosso da una partnership tra governo e Acri.
Unire le forze tra il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, il Ministro dell’economia e delle finanze e Acri significa che pubblico e privato sociale hanno individuato un importantissimo obiettivo comune da perseguire. Il Fondo è un intervento costruttivo che si muove nella direzione verso la quale le Fondazioni di origine bancaria lavorano da anni: il digitale e la modernizzazione del nostro Paese.
Solo impegnando risorse e tempo per accrescere le competenze delle persone potremmo sviluppare il miglior futuro possibile dell’Italia.
Come lavorerà il Fondo fino al 2026?
Il Fondo si avvale di un ente operativo (Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale, partecipato al 100% da Acri) che cura la pubblicazione dei bandi ai quali potranno partecipare enti pubblici, privati senza scopo di lucro e soggetti del terzo settore, da soli o in partenariato. Verranno selezionati e sostenuti dei progetti di reskilling e di upskilling digitale di lavoratori e di cittadini ai margini del mercato del lavoro con un particolare focus su NEET, donne, disoccupati e inattivi.
Lavoreremo per valutare, scegliere e sperimentare – capacità che caratterizzano l’attività delle Fondazioni da circa 30 anni) – quei progetti che possano essere “scalabili”. Cosa vuol dire? Significa che in una prima fase lavoreremo per individuare le proposte più innovative ed efficaci, in grado di offrire opportunità di riqualificazione e di inclusione ai cittadini e ai lavoratori che frequenteranno i percorsi formativi.
In una seconda fase, i progetti che avranno dimostrato una maggiore capacità di produrre impatto positivo, verranno “scalati”, per verificarne ulteriormente la tenuta su una scala quantitativamente e territorialmente più vasta.
Questo lavoro consentirà, una volta completato, di offrire al Governo centrale delle buone pratiche che potranno divenire policy, cioè politiche pubbliche strutturate e permanenti, così da rendere la transizione digitale e l’evoluzione tecnologica un obiettivo strategico continuativo del Paese.
Come e perché le competenze digitali possono migliorare la vita dei cittadini?
La pandemia ha fatto da acceleratore dal punto di vista delle disuguaglianze e credo che sia il momento di ritessere delle condizioni per cui le persone abbiano di fronte delle opportunità vere, concrete. Queste opportunità si creano soprattutto all’interno dei processi educativi, quando le persone si formano.
La crescita delle competenze digitali migliora certamente la vita delle persone, sia in quanto cittadini beneficiari e utenti di servizi, che lavoratori.
Accrescere la capacità di utilizzare questi strumenti, più o meno nuovi, è importante per costruire una società nella quale le persone hanno una maggiore uguaglianza. Il digitale e le opportunità che comporta possono sicuramente aiutarci per percorrere insieme questa strada.
La nostra società è sempre più segmentata e frammentata in tante piccole “bolle”: se sei in quella giusta continuerai a crescere. Ma se capiti in un’altra “bolla”, allora il percorso sarà più accidentato. Anche per questo è molto importante il lavoro del Fondo per la Repubblica Digitale: che vuole realizzare una crescita culturale che parte dalle competenze digitali e ha un orizzonte ampio: per migliorare la vita delle persone, dalla vita quotidiana, al lavoro, alla ricerca più evoluta.
Puntare su questo obiettivo significa per noi lavorare anche sull’emergenza disuguaglianza, che crea ingiustizia e la amplifica e deprime le occasioni di sviluppo. E in questo nostro tempo l’accesso alle opportunità passa soprattutto dalla formazione e soprattutto quella in ambito digitale.
Tenere insieme, non smembrare: dobbiamo lavorare per ritrovarci come comunità unità anche grazie a questa nuova opportunità.